Volti
Le ’tavole specchio’ disconoscono la funzione passiva di riconoscimento.
Può accadere che le domande espresse durante l’osservazione, in special modo all’incontro con i nodi focali (cardinali), abbiano una maggiore estemporaneità rispetto alle azioni incongruenti sollecitate dal rispecchiamento. Le incognite che sovvengono nella esplorazione visiva del piano riflettente e dei suoi nodi solo in minima parte possono essere definite razionali.
Il mutamento della funzione espressiva ha quindi un portato nuovo, implica un cambiamento del “personaggio” nelle forme, nelle tematiche e di conseguenza negli spazi, il che ha portato all’abbandono dei modelli nei quali questa forma è nata. Soltanto di recente, una giusta attenzione verso questi luoghi ha spinto chi si occupa di espressione a ripensarli, ma quello che interessa sono le motivazioni di questo recupero.
“Uno degli aspetti che viene solitamente evidenziato in questa pratica è la disconnessione tra la funzione passiva di riconoscimento e le domande espresse durante l’osservazione delle immagini riflesse. In altre parole, mentre la funzione passiva di riconoscimento si limita a restituire una rappresentazione fedele dell’immagine riflessa, le domande espresse durante l’osservazione possono spingere il soggetto a interpretare l’immagine e a dare un senso alle sensazioni e alle emozioni che essa suscita.
Tuttavia, l’aspetto più interessante dell’utilizzo delle tavole specchio è legato alla natura estemporanea delle domande espresse durante l’osservazione dei nodi focali. Questi nodi rappresentano dei punti di maggiore intensità emotiva e spesso corrispondono a quei tratti della personalità che sono stati più repressi o negati. In questo senso, le azioni incongruenti sollecitate dal rispecchiamento possono rappresentare un’occasione per esplorare aspetti del sé che altrimenti sarebbero rimasti inesplorati. Va anche notato che le incognite che emergono durante l’esplorazione visiva del piano riflettente e dei suoi nodi sono solo in minima parte razionali. Molto spesso, infatti, si tratta di sensazioni e emozioni che non hanno una spiegazione razionale e che sono difficili da mettere in parole. In questo senso, l’utilizzo delle tavole specchio può rappresentare un’occasione per esplorare aspetti del sé che altrimenti sarebbero rimasti inesplorati, ma richiede una particolare sensibilità da parte del terapeuta per cogliere e accompagnare il processo di introspezione del paziente”.
Possiamo quindi ragionare su alcune direzioni di ricerca e possibili metodi di studio:
- Studio della percezione visiva e cognitiva: Si potrebbe condurre una ricerca per esplorare come le persone percepiscono e interpretano le immagini riflesse nelle “tavole specchio”. Questo potrebbe coinvolgere esperimenti psicologici per valutare le differenze tra la funzione passiva di riconoscimento e l’interpretazione attiva delle immagini riflesse.
- Analisi delle motivazioni e dei processi decisionali: L’analisi delle motivazioni alla base del cambiamento della funzione espressiva nelle “tavole specchio” potrebbe essere oggetto di studio. Si potrebbero condurre interviste o sondaggi per comprendere meglio le motivazioni che spingono gli artisti o gli osservatori a reinterpretare o dare significato alle immagini riflesse.
- Esplorazione delle relazioni tra percezione e espressione: Si potrebbe cercare di comprendere come la percezione delle immagini riflesse influenzi l’atto creativo e l’espressione artistica. Questo potrebbe comportare una ricerca sulle modalità in cui le domande espresse durante l’osservazione possono influenzare la creazione artistica.
- Analisi delle implicazioni artistiche e creative: Si potrebbe esplorare il significato e l’importanza del cambiamento del “personaggio” nelle forme e nelle tematiche artistiche. Questo potrebbe coinvolgere un’analisi critica delle opere d’arte e dei movimenti artistici che hanno abbracciato questa trasformazione.
In generale, la tipologia di ricerca suggerita potrebbe essere un mix di ricerche empiriche basate su esperimenti e dati osservazionali, insieme a ricerche teoriche che esplorano le implicazioni concettuali e artistiche di questi fenomeni. Questo approccio multidisciplinare potrebbe contribuire a una comprensione più completa della relazione tra percezione, espressione artistica e riflessione.
Fuori
Agli osservatori non si chiede di valutare la presunta congruità delle riflessioni, quindi delle scene ritraenti un’aspettativa, bensì di rispondere alla comparsa di passaggi inaspettati ostensivi. Inserti che vengono percepiti come moltiplicatori naturali, vettori con lo scopo di evolvere processi decisionali tradizionalmente guidati da variabili soggettive (come l’etica, la morale, ecc..).
Le ’tavole specchio’ hanno la funzione di evidenziare e frammentare l’automatismo del riconoscersi nella riflessione in un rapporto atteso di simmetria. Il riconoscimento automatico dell’immagine dotata di senso, con la sua distinzione da quelle fratture inappropriate, è qui disatteso così che la risposta evidenzia un’elaborazione necessaria di nuove strategie.
Dentro
Tra le funzioni propedeutiche delle ’tavole specchio’ vi è quello di sollecitare imprese eroiche oltre l’orizzonte dell’immagine che rassicura, azioni e strategie in bilico sul margine ultimo del “conosciuto”. Abbandonando il conforto di aspettative consolatorie.
Scolpire miti, libere creazioni della fantasmatica riflessione, disancorandosi dal proprio eco.
Per questi motivi diverse sfaccettature del piano visivo agiscono come nodi cardinale che stimolano un rallentamento, opera importante di integrazione, che esercita una grande influenza sui moti suoi contemporanei, istantanei, dinamica rigenerativa dove si afferma un ché di speciale, si crea una forma che, percepita come eterna e immutabile secondo un progetto superiore, dispone spontaneamente a sentirsi integrati in un sistema naturale, sfuggente a una qualsivoglia classificazione.
Che cos’è dunque quello scarto visivo del riflesso che suscita emozione e che ha sempre, così chiaramente, separato i fatti dai loro impulsi? Si potrebbe affermare che in molti casi l’inserimento di intersezioni suggerite, sospese, siano forse quel motivo di capovolgimenti del senso comune. Forse questo gioco nascosto, magari simulato, convoglia l’osservazione del mondo ad una nuova percezione. Nella ridondanza per addivenire a una sintesi.
“ars est celare artem.”