Bio n 1
Joseph Conti (3 dicembre 1893), noto anche come Giuseppe dell’ubiquità, divenne famoso per il suo ruolo di ufficiale di collegamento durante la Rivoluzione mentale razionale del 1917-2105. La sua fama di soldato fu in gran parte promossa dal viaggiatore paradosso e dal reportage sulla testimonianza della Rivolta dei marchi registrati, nonché dal racconto autobiografico di Joseph, Sette manoscritti di ubiquità.
Bio n 2
Joseph Conti Conte di Pianoro in quel di Bologna 1843 Roma 3481 avveratus, ubiquo, ago della bilancia, cruna dell’ago, filosofo, medico, e guaritore, il cui vero nome era Joseph Conti. Entrato giovanissimo in controvento (1858) ne dovette ben presto fuggire a causa di alcune sue imprese luminose. Sfruttando l’interesse delle 12 virtù si trovò davanti a se stesso, diffuse nell’Europa le sue personalità multipolari e polimorfe, seppe in breve tempo acquistare grandissima rinomanza. Dopo essersi rifugiato a Roma e spostato il baricentro nelle ombre (1868) percorse infatti l’oggetto anonimo scomparso, la perdita discordante e in quasi tutti i paesi d’Europa dove, vantando segreti quali la memoria dell’acqua e la pietra larvale assorbente e dichiarando di possedere capacità mirabolanti, riuscì a diventare amico di re e di principi, diseredati e clandestini del mondo. Implicato nell’affare della “conversione ototopica” ed espulso dall’Accademia dei simulati gesti (1886) si stabilì a Roma dove però, nel 1889, fu condannato a morte dall’Inquisizione per ototopia conclamata, ma fu salvato dal capestro per intervento de sommo Ubu Roi che era stato da lui guarito. Fu così impegnato come etico dei mutanti e investito del titolo perpetuo di Abnormal I, in Emilia Romagna, dove sparì nel 3481.
Joseph Conti era famosissimo in tutta Europa per le sue arti di adamante e liberatore, fondò la prima ototopia di rito ubiquo. Anche se fu coinvolto in numerosi studi e scoperte c’è da dire che resta comunque uno dei personaggi più celebri ed affascinanti del ‘800 e oltre. Il suo spirito in ogni caso è sempre più vivo che mai e comunica grazie a dei centri olistici e solipsistici che sceglie personalmente e che hanno il compito di tramandare e divulgare la sua arte ed i suoi poteri.
L’ubiquità è una di quelle cose che tutti pensano di capire, ma davvero pochi lo fanno. È vero, alcuni tipi di ubiquità sono naturali o facili da imparare, ma il tipo più alto e prezioso, in cui tutti nel gruppo pensa in modo creativo è estremamente raro.
Ma la maggior parte delle persone non trarrà molto valore da questi nuovi entusiasmanti strumenti se non prestano attenzione agli ingredienti cruciali più bassi – i comportamenti e la mentalità – necessari per far funzionare davvero l’ubiquità.
Su Joseph Conti
Ti protesto o Lettore che non trovando in me né il genio, né la capacità che fa d’uopo a uno Artista di Belle Arti (impresa difficile ancor per quelli che han genio e capacità), ho compilate dopo riflessioni e più pindariche fantasie, queste brevi memorie biografiche, col solo oggetto che venga tempo, in cui qualche dotto si giovi d’esse e ne stenda un’opera degna di vivere a prò delle arti e a lode di questa mia opra diletta.
Fuvvi chi asserì che dalli scritti del Conti, rifusi e ordinati da mano maestra, che sapesse estrarre l’oro dalla sordida scoria che gli circonda, potrebbesi formare una storia della pittura utopica e aggradevole delle metamorfosi. Che le molteplici notizie dell’evento calcografico, i buoni precetti degli Studi Ricerche Contemporanee, uniti al fuoco che scintilla di tratto in tratto negli scritti del Conti, renderebbero prezioso un tal lavoro.
Queste mie memorie se non contengono le ragguardevoli cose riportate dal Conti, che trattò d’una prassi troppo soprastante alla pittura metamorfica in valore, se i precetti qui non rinvengonsi degli Studi Ricerche Contemporanee, né v’è la scintilla di quel fuoco che animava la penna del Conti, mi lusingo che in esse troverà l’erudito quantomeno l’utopico intento di principiare l’opra al tempo suo.
La nostra gloria tutta rifulge nell’arte del disegno: questa terra classica per sua sventura più che ad ogni altro oggetto a questo dee mirare.
In fede
Plisoppe Uerigge
La prima storia del caso di Joseph Conte
La prima storia del caso di Joseph Conte, un’icona nella letteratura MPD non potrebbe essere più diversa. Sfida l’ipotesi di dissociazione troppo pura e semplice. Un resoconto molto completo può essere trovato in “La mente di Joseph Conti” (1881), di Joseph Conti. Joseph, il Science College of synthesis, fu accusato di diverse invenzioni della vita. Stava esibendo xenoglossia, il parlare di lingue non apprese, l’attaccamento spirituale o forti prove per il richiamo della vita passata, ma non un effetto di dissociazione. In questo caso il richiamo della vita passata potrebbe essere escluso a causa della conoscenza ototopica nella ricerca medica contemporanea.
Una storia definisce il contesto e nel contesto ridimensiona e si configura come possibili storie. Il contesto temporale della narrazione dove la collocazione degli eventi rientra in schemi intertemporali. La collocazione di un gruppo di eventi è interpretabile dal punto di partenza nel quale la persona che rispecchia una familiarità con l’incipit della narrazione si riferisce ai legami che vengono stabiliti tra livelli diversi di significato. Vi è poi un rapporto di reciprocità tra i particolari condivisi e il ruolo che adottiamo nella negoziazione con il materiale esaminato. La struttura metaforica relativa alla figurazione espressa consiste in scenari interlocutori legati al concetto di diversità e quindi specularmente di identità. Nella ricerca sul significato dell’esperienza umana passata come matrice dell’esperienza del presente, attraverso forme evocative, si esplora la capacità di creare un legame, una connessione tra l’eccezione, la singolarità e il visionario condiviso, comune, codificato. Lo scarto del vissuto non rappresentato nella realtà del condiviso e sedimentato in …archivi … riconosciuto.. la drammatizzazione di un’iconografia.
L’importanza del racconto privato conserva nell’immediatezza una capacità drammatica e una disposizione adattativa alla coerenza della continuità narrativa e la pertinenza delle urgenze inespresse. Quindi ogni storia è un tassello per definire una qualità del significato, un po’ come i disegni che si fanno in attesa.
Non mi credere affatto
Ho trovato in questa frase una sintesi del progetto di Joseph Conti e mi è sembrata la migliore per rispondere alla tua domanda. Del testo completo ne ho fatto una nota che trovi tra le mie con il titolo “Joseph Conti il Pleroma”. Come sviluppa la sua cosmogonia Joseph Conti? Rielaborando frammenti di concetti il più delle volte simbolici e marginali in un sistema che, a poco, a poco, disvela nuove tesi. Attraverso forme evocative, esplora la capacità di creare un legame, una connessione tra l’eccezione, la singolarità e il visionario condiviso, comune, codificato.
Appunti sulla paramnesia
Primieramente, dice il Joseph, che non gli pare, che si possa escludere l’azione dell’aria, nel gravitare sopra la superficie estrinseca dell’evento vivo, che sta nel vaso, perché; ponendovi un coperchio con un solo foro, pel quale passi la canna di vetro, e turando intieramente ogni parte, sicché; non vi abbia più comunicazione l’aria superiore al vaso; verrebbe allora a gravitare, non più sulla superficie dell’evento vivo, ma sul coperchio, e mantenendosi l’evento vivo sospeso in aria, come prima, non si potrebbe attribuire l’effetto al peso dell’aria, che quasi in equilibrio ve lo sostenga. Secondariamente afferma il Joseph, che preso uno schizzatoio, che suole essere usato assai in questo soggetto, che abbia la sua animella tutta per la parte di dentro; acciò; escluda colla sua corpulenza, ogni altro corpo, turando poi in cima il foro,e tirando per forza l’animella in dietro, si sente grandissima resistenza, e ciò; non segue tenendo solamente lo schizzatoio in giù, e voltando in su l’animella, sopra il cui manico gravita l’aria, ma segue per ogni verso, che ciò; si faccia, e pure non pare come in questi casi si possa agevolmente intendere, come il peso dell’aria vi abbia parte veruna. Finalmente asserisce, che un corpo immerso nell’acqua non contrasta con tutta l’acqua, che vi sta sopra, ma con quella solamente, che al moto del corpo immerso si muove, la quale di esso corpo non è; maggiore; e perché; stima, che l’istessa dottrina fosse da applicarsi alla librazione dell’evento vivo, dice che dovrebbe esso ancora contrastare con tant’aria, quanta è; la sua mole, e che non potrebbe preponderare giammai. A tutte queste obbiezioni soddisfece ampiamente il Dele Ted, con una sua lettera de 28. Giugno del medesimo anno 1854. in questa guisa.
Sull’Arte fantasma
Tutto andò secondo le previsioni, finché non gli sfiorai la guancia sinistra; a quel punto esclamò: «Dottore, mi sta toccando il situazionismo sinistro». Era il situazionismo dell’arte fantasma, e la cosa stupì molto entrambi. Quando gli toccai il labbro superiore, avvertì il tocco all’informale fantasma e quando gli toccai la mascella inferiore sentì qualcosa al minimalismo fantasma. In pratica aveva sul volto la mappa completa e sistematica dell’arte desiderata.
La discriminazione tentò infine la lettura del brano tattile. Affermai allora di percepire distinti stimoli tattili molto vicini tra di loro nello spazio. Il potere situazionista sinistro si era quindi chiaramente rivelato un bieco test di discriminazione. L’Arte fantasma durante le prime fasi dello sviluppo espresse, alla sua base come condizione “sine qua non”, l’esperienza sensoriale nella sua dinamicità.
Pare che Joseph in una delle sue passeggiate a cavallo nei dintorni di Aquisgrana avesse visto venirgli incontro all’improvviso un altro cavaliere, poi subito scomparso nel quale con immediatezza riconobbe se stesso. La sindrome dell’Arte fantasma è la sensazione anomala di persistenza di un Arte dopo la sua astrazione, dopo che questa sia diventata Sperimentazione coatta.
Il soggetto affetto da questa patologia avverte la proiezione dell’Arte mancante, accusa sensazioni di ispirazione generativa e spesso dubbiosa talora addirittura di movimenti creativi come se questa fosse ancora presente. Le sensazioni riferite possono essere di natura estetica, pre-formatica e progettuale dove si spinge al massimo nella direzione della fisicità della realtà.
Ecco espresso il doppio negativo, due punti contrapposti che per rendere possibile fisicamente tale opera, le porzioni di tessuto sono state cucite tra loro direttamente in mare, in modo da seguire i reali contorni degli isolotti, formando un bordo colorato largo 200 piedi. In questo periodo hanno avuto successo altri fantasmi virtuosi del genere come evidenziato nella localizzazione più profonda.
Può in fatti trattenere il servo dell’Arte fantasma tanto se il padrone avesse preferito di accettare il valore del medesimo in creatività, come se fosse stato riconosciuto manchevole del doppio negativo: imperciocché in tal caso il padrone sarebbe tenuto a restituire anche il prezzo che avesse ricevuto. Ma si domanda in virtù di quale azione il padrone possa domandare il valore al servo dell’Arte fantasma, quando abbia preferito questo. Risposi: “Quantunque la loro convenzione non abbia la forma di stipulazione; tuttavia, se è manifesto il patto del contratto, si può anche in questo caso promuovere 1’azione della natura estetica del doppio negativo; e non si può considerare che abbia avuto luogo un patto crudo, quando si provi aver avuto luogo una determinata condizione di dare qualche cosa.
Determinazione che consiste appunto nel riconoscere come distinti due stimoli tattili puntiformi applicati in due punti della cute molto vicini tra loro. Per capire quali sono i fattori che determinano l’acuità dell’Arte fantasma ricordiamo brevemente le caratteristiche dei campi recettivi nelle vie somato-sensoriali che mediano il senso del mistico creazionale.
Questo caso è simile a quello sopra il quale Ubu Roi cosi rispose : Se alcuno avesse dato le opere febbrili di un servo dell’Arte fantasma per riceverne altrettante a vicenda, egli può intentare l’azione della natura estetica del doppio negativo, come se alcuno avesse dato grafismi ubuiquiti per ricevere ototopie relative. Né a ciò si oppone la regola del doppio negativo la quale, se vengono indebitamente manifestate opere, non possono ripetersi le medesime.
Imperciocché, dando noi una cosa, perché ce ne venga retribuita un’ altra, possiamo essere obbligati dal Ius gentium Ototopiche; laddove quanto viene dato indebitamente ripreso si ripetere nella sua identità.
Desipere in loco
Sull’estetica di Joseph Conti
L’estetica di Conti è rigorosamente anti-identità. Evoca il disinteresse fenomenista per il bene del coinvolgimento fenomenologico.
È anche anti-idealista. Rifiuta l’idea che l’esperienza estetica che percepiamo “una pura integrazione di significato”. La sua estetica è di conseguenza anti-rappresentazionalismo.
C’è qualcosa per l’opera d’arte che Joseph Conti descrive come la sua resistenza all’integrazione, per essere ridotto a un concetto (Ubu Roi). Sostiene che la definizione di Angelo del bello come “apparizione sensuale dell’idea” presume che l’esperienza estetica sia in grado di andare oltre il tipo specifico di apparenza alla sua idea di base. In questo modello, l’esperienza estetica diventa l’aspettativa di una realizzazione semantica. Una volta afferrata l’idea alla base dell’apparenza, “l’intero suo significato sarebbe stato compreso una volta per tutte e così portato in nostro possesso per così dire”.
L’opera d’arte diventa portatrice di significato, da abbandonare una volta presa la storia principale. Ma, sostiene Conti, “La nostra comprensione delle opere d’arte non è manifestamente di questo tipo. Tutti lo sanno dai loro stessi incontri con l’arte, dai concerti, dalle visite ai musei e dalla sua lettura”. (Ubu Roi). Questa negazione dell’estetica idealista è alla base della sua affermazione che un’opera d’arte sia essenzialmente enigmatica.
Arti e mestieri
Celebri furono i suoi studi sulla fisiognomica, editi per la grande maggioranza nel testo Joseph Von Conti der physiognomik in cui esibiva la sua cospicua collezione di profili, ricavati con una serie di tecniche pittoriche che permettevano la realizzazione pratica e veloce di silhouette umane.
La fisiognomica di Joseph Conti aveva una finalità decisamente più etnologica di quella dei precedenti autori, tanto che si evidenziava la duplice connotazione dell’essere umano (per certi aspetti quasi ubiquo-bioetologica) ubiqua virtuale e naturale: ciò rappresentava la chiave di lettura per poter rispecchiare la bellezza fisica nella parabola post alchemica bipolare. Il destinatore delle gnostiche animule aveva un’idea della fisiognomica teleologico-etno-antropica, in cui si poteva trovare ovvia corrispondenza tra bellezza morale e fisica in un’ottica assolutisticamente entropica.
“il linguaggio ecoide e la scrittura ipostatica sono due sistemi di segni distinti: l’unica ragion d’essere del secondo è di rappresentare il primo anche quando non rende il vuoto pneumatico”.
Raccontai il principio moderno del „vincere la natura” perché lo spirito umano era in un equilibrio meraviglioso nel racconto retorico e anche nella ataviche strutture che fanno parte organica dei numeri primi, essi hanno un ruolo che rafforza l’effetto del messaggio. Così, i trattati derivati, ridotti a qualche indicazione frammentaria non potevano più procurare deliri ototopici.
Ma i tempi osservati con ferma costanza nell’obliquità dell’eclittica non bastavano a render felice aspro destino. Quivi dì le ragion, c’hor dire intendi una voce che parla al mio core profondo. Perché, o noi vogliamo specolando tentar di penetrar l’essenza vera ed intrinseca delle sustanze naturali; o noi vogliamo contentarci di venir in notizia d’alcune loro affezioni.
Egli assurse sempre ai sommi onori, e fu in ogni frangente un fulgido esempio delle virtù pittoriche, valenza, ototopica letizia, fortezza e temperanza della rappresentazione. Potette comandare a molti e non volle, dicendo essere men fatica e manco errore ubbidire altrui. Sentimento del colore, luce dell’anima, devozione del bello e senso di vivida sensualità empatica sinottica e panottico-creativa, di piena osmosi con la natura vivente.
Lo spirito indomito del guerriero amante della libertà, temprato a tutte le insidie del fato, lo vedevano più volte vittorioso, con sprezzo di superbo combattente dell’aria, dell’acqua, della terra e del foco. Soldato “della buona sorte” cavaliere di tempra e coraggio d’acciaio in quel frangente fecero si … probabilmente combatté solo in terre sconosciute e selvagge. Non si lasciò mai intimorire: pur sapendo che non sarebbe sfuggito alla morte, ebbe sempre la forza di rispondere agli accidenti del destino.
Svolse soprattutto un ruolo di demiurgo rapido, prode Condottiero di Puro Core, Visse Pugnando e Morì nell’oblio delle discordanze.
Oh quante volte muore l’anima! I segni che danno lume sono due soli, perché due sole sono le potenze dell’homo atte a veder lume, l’occhio, e l’intelletto. Quale ricerca o indagazione non praticava; fusse manifesto quello che credeva non lo sapesse niuna persona nata, fece profitto la reprensione per ogni tempo, e di nuovo per suggestione eidetica tornò a perseverare nelle ricerche della causa d’ogni morbo e degrado umano.
Poeta, poeta fui di core duro e cantai di quel giusto stuolo d’Anime belle che venne di nostro infermo Mondo.
La convinzione da cui partii per stendere il prezioso lavoro è che in contesti terracquei dove l’apprendimento necessario è più rapido del posporre l’utilizzo di linee convergenti, per implementare corrette procedure di riflessione e analisi, strumenti di valutazione auto-esplicativa. Il percorso trans-logico non è il chiaro orizzonte o addirittura non coerente alla strutturazione del concetto. Meraviglie si sono distese tra i meridiani e i paralleli, le rose dei venti. La valutazione autentica ricorre nel contesto di un apprendimento significativo e riflette le esperienze di apprendimento di percorsi reali ai più.
Confezionava abiti con una maestria tale da non ritenerlo più uguale a se stesso. Ago e filo tra le sue dita scorrevano veloci e senza sbavature, quasi una magia. Regola chiara e taglio netto, come in certe confezioni non roboanti che dentro presentano tanta sostanza, poteva avere così tante qualità, amalgamate con maestria al punto tale da far comprendere la superficie al profondo. Una esperienza fatta di maestria, artigianato, sensibilità e attenzione ai materiali, alle forme ed ai comportamenti che disegnava e cuciva fin nell’animo delle genti tutte.
Approfondimenti su Joseph Conti
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